THE LIVES OF OTHERS.

Lontana da casa e dalla mia cucina, lontana dal solito tavolo su cui scrivo, lontana dai miei rumori di sottofondo, lontana dalla luce che entra dalla finestra, lontana da tutto ciò che mi circonda, lontana da me stessa, osservo gli altri. E gli altri hanno tanta voglia di farsi guardare, di mostrarsi. Di mostrare dove sono, cosa fanno, ancora di più in questo periodo, quando proprio un po’ tutti vanno in un posto diverso e fanno qualcosa di diverso. Facciamo a gara a chi va sulla spiaggia più deserta, a chi sale la montagna più ripida, a chi si diverte di più, a chi fotografa i bambini più sporchi e belli? E il tramonto più spettacolare? Sembra che tutti dicano questo. E il primo che fa la foto migliore, vince. Non so cosa, non ne ho idea, non l’ho capito, questo giro non partecipo. Mi annoio. Sembra già tutto visto e rivisto. Consumato, consunto, smesso. Le spiagge della Thailandia hanno ormai lo stesso sapore della piscina in Città Studi. Attendo di rientrare in città e di incontrare qualcuno che abbia voglia di raccontarmelo il suo viaggio, attraverso i suoi gesti, le sue parole, i suoi occhi, gli intoppi, gli imprevisti, gli incontri e le sorprese. Che mi racconti perché il suo viaggio è stato diverso da tutti gli altri. Nel frattempo, che io sia dall’altra parte del mondo oppure sotto casa, una cosa la faccio sempre uguale: vado al mercato. Ci vado perché spesso si incontrano persone che, anche senza dover andare dall’altra parte del mondo, la voglia di raccontarmi una storia ce l’hanno. E questa è stata la volta di Tica, il cane che tutti i giorni si siede davanti al suo macellaio e attende che le tiri un pezzetto di carne da prendere al volo. E vi assicura che nonostante l’età, non sbaglia mai una presa.