THE DAISY DROWNED IN THE GREEN SOUP.

5 luglio 2013 § Lascia un commento

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La mia margherita, sono così fiera di lei. E sono così fiera di me, per averla capita prima di perderla per sempre. Sì, perché dopo essermene innamorata al mercato ed averla portata a casa, l’ho messa in un bel vaso di ceramica bianco sul balconcino, per darle importanza e per esaltare i suoi colori. Era bellissima con tutti i suoi fiori aperti e tutti i petali rivolti verso il sole, era un’esplosione di salute e io la guardavo con ammirazione. Ho cominciato ad annaffiarla tutti i giorni, al mattino appena sveglia, era un pò come bere il caffè insieme e fare due chiacchiere, mentre lei mi mostrava tutti i suoi piccoli boccioli pronti a sbocciare e io ricambiavo con un sorriso un pò assonnato. Quest’idillio è durato finché una mattina l’ho guardata e mi sono accorta che tutti i suoi fragili bocciolini erano sempre uguali, non si decidevano a sbocciare, anzi, stavano assumendo un colore non troppo rassicurante…insomma, erano secchi. Morti. Stecchiti. E mi sono chiesta cosa stessi facendo di sbagliato, dato che era fuori all’aria aperta, l’annaffiavo tutti i giorni regolarmente e assumeva la sua dose di sole giornaliera. Cosa c’era che non andava??? Ho aspettato qualche giorno ma la situazione non faceva altro che peggiorare. I fiori ormai erano tutti appassiti, i boccioli sempre più simili a dei sassi, le foglie sempre più gialle e secche. Ho deciso che forse era il caso di tagliare i fiori secchi, e l’ho fatto. Ma non è avvenuto nessun cambiamento. Nulla. Sempre peggio. La guardavo per ricevere una risposta, una soluzione, ma ovviamente non udivo nulla (è una pianta, è viva sì, ma ancora il dono della parola non lo possiede). Allora mi sono detta ‘Ma cristo, se la lascio dov’è e continuo a fare sempre le stesse cose, finirò per ammazzarla! Cosa mi aspetto, che migliori se la tratto sempre allo stesso modo e non provo a cambiare qualcosa?!’. E così ho fatto. L’ho tirata fuori dal suo meraviglioso e decorativo vaso di ceramica, e mi sono resa conto che era pieno di acqua stagnante. Stava annegando. L’ho spostata dal suo angolo e l’ho messa più in alto, più esposta al sole, sospesa sul davanzale, dove l’acqua poteva anche fuoriuscire e fluire più liberamente dal suo vasetto striminzito di plastica nera. Ho tagliato tutto, ma proprio tutti i rami e le foglie e i fiori e i boccioli secchi e morti. Ho eliminato tutto, e ho lasciato solo quello che aveva ancora un colore acceso, che era ancora vivo. Era ben poco rispetto all’inizio, ma c’era, qualcosa era rimasto. E ho iniziato ad annaffiarla di sera, e non più di mattina. Beh, non ci potevo credere, nel giro di un paio di giorni, è risorta. E’ esplosa come una bomba, è incontenibile. Ci sono boccioli dappertutto, foglie nuove nate nei posti più nascosti, fiori che si schiudono a vista d’occhio, e quello che mi fa più piacere, è vedere la vita che le ronza intorno in continuazione, che ne è attratta, che si appoggia sul suo polline e ne succhia il nettare. Ecco, potevo accanirmi su di lei, continuando a ripetere gli stessi gesti nella vana speranza che migliorasse e tornasse a splendere come agli inizi. Oppure cambiare il mio e il suo punto di vista, tentando qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso. Beh direi che alla fine la risposta me l’ha data, forte e chiara.

VELLUTATA TUTTA VERDE (PER INCREMENTARE IL POLLICE VERDE)

2 cetrioli

1/2 avocado

una ventina di fave cotte e sbucciate

il succo di mezzo lime

10 foglie di menta

sale

olio

peperoncino in polvere

100 ml acqua fredda

anacardi tostati e salati per decorare

pane fresco integrale

Pelare e tagliare a pezzetti i cetrioli, e tenerne qualche cubetto da parte, insieme a qualche fava. Sbucciare e tagliare a pezzetti la metà di un avocado maturo. Mettere in una ciotola capiente i cetrioli, l’avocado, le fave cotte e sbucciate, il succo di mezzo lime, le foglie di menta, olio, sale e peperoncino a piacimento, e cominciare a rendere tutto una crema col minipimer. Aggiungere acqua fredda lentamente per controllarne la consistenza. Quando avrà raggiunto la consistenza cremosa che più preferite, assaggiate e nel caso regolate di sale, peperoncino e menta. Mettetela in un piatto fondo o ciotola, e condite con un filo di olio, qualche cubetto di cetriolo, qualche fava e degli anacardi tostati e salati. Tagliate a fette il pane e fatelo tostare. Tagliatelo poi a larghe strisce o fatene dei crostini, come preferite, e mettetelo sulla vellutata. Questo piatto aumenterà il vostro pollice verde, ne sono sicura…. Ah l’ho provato poi anche con dei piselli surgelati al posto delle fave, e i miei 10 commensali hanno molto apprezzato!

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GREEN THUMB AND BROAD BEANS PESTO.

10 giugno 2013 § Lascia un commento

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Non ho mai avuto il pollice verde. O almeno l’ho sempre creduto. In realtà non mi sono mai veramente applicata. Non sono mai stata attirata dalla cura dei fiori e delle piante, dal giardinaggio sul balcone di casa. Mai. Solo qualche mazzo di fiori recisi immerso nell’acqua di un vaso, che quando ormai sono secchi e flosci, puoi tranquillamente buttare senza sentirti in colpa, perché era comunque inevitabile che succedesse, era il loro destino. Ma le piante che affondano le radici nella terra ti fanno sentire in colpa perché se muoiono, è colpa tua che non le hai curate abbastanza. Ho fatto morire anche le piante grasse, e quello è stato un brutto colpo. Le varie piante di basilico che si sono susseguite sul balcone, non hanno avuto sorte migliore. E quindi all’inizio dell’autunno, ho ripulito per bene il mio balconcino, ho buttato tutto quello che non era necessario, piante morte comprese, lasciandone solo un paio che nemmeno una bomba atomica potrebbe ammazzare, e l’ho lasciato così, essenziale, per tutto l’inverno. Fino all’altro giorno. L’altro giorno non so cosa mi sia successo, ma mentre lavavo il pavimento, l’ho guardato, così vuoto e spoglio, e ho avuto la visione di un’esplosione di petali e di colori. Ho avuto il desiderio di avere delle piante di cui prendermi cura. Incredibile. E la mattina seguente, sono andata al mercato a prenderle. Riuscirò a non farle subire la stessa triste fine di tutte le altre che le hanno precedute? Riuscirò ad essere costante nel prendermene cura, e nell’amarle? Riuscirò a non dimenticarmi che hanno bisogno di acqua, e che sono io a doverle annaffiare e nutrire, se voglio continuare a godere dei colori dei loro fiori? Non so perché, ma ho il sospetto che queste stesse domande potrei farmele anche per altri aspetti della mia vita… E’ quasi una sfida con me stessa. Impara a curare, ad amare, a tenere vivo un piccolo fiore, e magari sarai in grado di farlo anche per qualcosa di più grande.

Ah, la ricetta del pesto di fave non c’entra nulla con questa storia, ma è verde, come il pollice che finora mi è mancato, ed è veramente buono. E questo a volte basta e avanza.

SPAGHETTI AL PESTO DI FAVE

180 gr fave fresche

la scorza di un limone grattugiata

una manciata di pinoli e mandorle

qualche foglia di menta fresca

parmigiano o pecorino

olio

sale

Pulire e lessare le fave in acqua bollente per 7/8 minuti. Scolarle e togliere le bucce. Metterle in una ciotolina con le mandorle, i pinoli, le foglie di menta, la scorza del limone grattugiata, un’abbondante grattugiata di parmigiano (o pecorino a piacere), olio e sale, e lavorare col minipimer, aggiungendo olio se necessario. Nel frattempo avrete messo a bollire l’acqua per gli spaghetti e li avrete anche cotti, e a questo punto potete anche scolarli, tenendo a parte un mestolo di acqua di cottura. Condire la pasta col pesto, qualche cucchiaio di acqua di cottura, qualche pinolo, una grattugiata di limone e una di parmigiano. Ah, se ve ne avanza, il pesto è ottimo anche così sul pane o direttamente dal cucchiaio…….

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